Perché la bocciatura, invece di spronare gli studenti, li porta piuttosto ad abbandonare la scuola? La bocciatura generalizzata (“tombale”) è uno strumento rozzo, ma nella forma attuale della scuola italiana difficilmente eliminabile. In un intervento su Leparoleelecose Mauro Piras spiega come è necessario cambiare la scuola perché i problemi creati dalla bocciatura possano essere disinnescati senza regalare diplomi privi di significato.
È ovvio infatti che non si possono abolire le bocciature mantenendo il sistema attuale. La scuola ha il compito di garantire la formazione degli studenti; e deve farlo in maniera giusta, come è ovvio. Quindi è indispensabile un sistema di valutazione, che funzioni da un lato da incentivo, premiando chi fa bene e sanzionando chi fa male, dall’altro come giusta retribuzione. Non si può certo sperare che gli studenti studino solo perché ne hanno voglia, per quanta energia si possa mettere per entusiasmarli. Se si abolissero le bocciature senza modificare la struttura attuale della didattica, si avrebbe questo effetto: gli studenti che non fanno niente, o che comunque non riescono ad apprendere, per qualsiasi ragione, arriverebbero al diploma come tutti gli altri. Questo sarebbe profondamente ingiusto nei confronti di chi invece studia e impara; inoltre, un fallimento anche per quegli stessi studenti, a cui si darebbe un pezzo di carta senza avergli realmente insegnato qualcosa; infine, il lavoro degli insegnanti, in queste condizioni, sarebbe impossibile.
Insomma, comunque la si prenda, va male: se si boccia, si commettono ingiustizie e non si garantisce il successo formativo; se non si boccia, idem. È evidente che bisogna cambiare qualcosa nella struttura della scuola stessa, perché si possano abolire le bocciature.
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Immagine: Dagonydes