A scuola fino al 30 giugno: bene, ma vediamo come #tempoperlascuola

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha rilanciato ieri 6 dicembre 2020 l’idea di prolungare questo anno scolastico fino al 30 giugno, per recuperare i giorni di didattica in presenza persi. La notizia è stata rilanciata oggi da alcuni giornali e dai siti dedicati alla scuola, suscitando molte reazioni negative. Come è noto, una proposta simile era stata lanciata dal nostro gruppo “Condorcet. Ripensare la scuola”.

Apprezziamo quindi l’intento della ministra di muoversi nella stessa direzione. Tuttavia, le reazioni negative sono ampiamente comprensibili, perché non basta dire “facciamo lezione fino al 30 giugno”, ma bisogna creare le condizioni, come abbiamo scritto nel nostro appello, perché questo obbiettivo sia realizzabile, non sia troppo gravoso per il corpo docente e perché sia riconosciuto il grande lavoro che questo sta svolgendo in questo difficile momento.

Servono quindi anche queste altre condizioni:

1) il lavoro in didattica a distanza (dad) è molto pesante e non si è mai interrotto: se si vuole riconoscere questo enorme e meritevole sforzo, un allungamento in presenza fino al 30 giugno deve prevedere anche altre interruzioni: per esempio, se ci sarà un nuovo aumento dei contagi e si sarà costretti di nuovo alla dad, si potrebbero introdurre delle pause in quel periodo, per recuperare energie e poi lavorare in presenza senza le difficoltà cui va incontro chi non ha buona connessione e strumenti validi per la dad; inoltre, si potrebbero allungare di qualche giorno le vacanze di Natale, anche per garantire un rientro in maggiore sicurezza a gennaio; se serve, si potrebbe aggiungere qualche giorno di vacanza anche al periodo pasquale;

2) la proposta deve essere rivolta a quelle scuole che hanno subito in maniera più massiccia le interruzioni della didattica in presenza, cioè a livello nazionale le scuole superiori; per il primo ciclo, ci possono essere alcune situazioni regionali o locali specifiche, da affrontare caso per caso; in sintesi, la proposta deve essere flessibile e adattata alle singole situazioni, non uguale per tutte le scuole del paese;

3) le modalità operative per realizzare questa modifica del calendario (tempi, risorse, condizioni logistiche) vanno concordate con i sindacati; soprattutto la proposta deve essere inserita in un progetto complessivo di recupero e consolidamento degli apprendimenti degli studenti, che tenga conto dei tempi di vita e di lavoro delle persone e riesca a intervenire puntualmente e con maggior vigore laddove il rischio dispersione scolastica è più grave;

4) ribadiamo infine che per noi la proposta è solo un primo passo verso la riforma del calendario scolastico anche in condizioni ordinarie, per avere una scansione del tempo scuola più “europea” con vacanze estive meno lunghe e più interruzioni intermedie.